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la settimana delle novelle |
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casa stavano chiuse nello stanzone di famiglia; tacevano, non osando
neppure di filare, pregando mentalmente. Le serve erano in cucina,
intorno a certi caldaioni dove cuocevano i maccheroni, che non bastavano
mai. Tutta la notte era un cantare, un urlare, un litigare: don
Ottaviano, chiuso nella sua stanzetta, leggeva ad alta voce i salmi
penitenziali, per quietarsi o per stordirsi, ma non poteva dormire, il
poveretto. Ma la più forte, sebbene la più minacciata, era la signora
Cariclea, la moglie dell’emigrato. Lo sapevano bene, i soldati, che era
la moglie di un cospiratore, di un nemico, di uno che aveva tolto Napoli
a Francischiello, e ogni volta che ella compariva sulla terrazza o
attraversava il cortile, vi era un mormorìo crescente di ostilità. Ella
passava, quieta, serena, come se niente fosse, e parea non udisse che la
chiamavano moglie di brigante, moglie di assassino. Se ne lagnava,
ella, con qualche ufficiale, specialmente con un maggiore, alto, biondo,
robusto, un colosso: