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sulla tomba | 57 |
poderosa e leonina, un po’ rigida di contorni, con certe spalle erculee
che reggevano ad ogni fatica. Quando la foga del dipingere se lo
prendeva, allora rimaneva dodici ore in piedi, innanzi al cavalletto,
senza provare un minuto di stanchezza, senza impallidire. Per ritrovare
un paesaggio camminava per ore ed ore, inerpicandosi sulle roccie,
scendendo nei burroni, salendo sugli alberi, scavalcando muri, nell’idea
ostinata di vedere quello che doveva dipingere. Era costante, tenace,
ferreo nella sua volontà.
A trent’anni aveva sposato una creatura piccola, bianca, snella e bionda, quasi una bambina, tanto era gentilina, tutta graziette, tutta soavità. In realtà, lui non avrebbe osato chiedere quella poesia bionda e delicata, lui rude e colossale pittore. Gli pareva quasi di dovere spezzare quel fiorellino gracile. Ma lei lo avvinse così bene con le sue arie infantili e i trilli da uccellino della sua voce che lui ardì chiederla. Gliela dettero. Era già un pit-