malinconia; quando esse precipitano alla catastrofe in cui debbono
perire, io sono assalito dalla disperazione, perchè le amo. Poi,
dovrebbero morire, mentre io le amo. Io, che le amo, dovrei ucciderle.
Brevemente o lungamente dovrei descrivere la loro agonia e poi
ammazzarle. Non posso. Il cuore mi si strazia e non posso. Mi par di
uccidere, a tradimento, una persona viva e sana; mi pare di affogare, in
un cantuccio oscuro, una donna senza difesa: mi pare di scannare, di
notte, un bambino. Non posso ucciderle. Perchè dovrei uccidere l’amante
che è bella, che è buona, che non m’ha tradito? Io non posso. Ho orrore
di me e non posso. Aspetto, penso, rifletto, mi torturo. L’arte mi dice:
Fulvia deve morire. Ed io le grido, piangendo: Non voglio che essa
muoia! L’arte mi dice: Uccidila. Ed io mi consumo di dolore, gridando:
Non posso, perchè l’amo. Io aspetto: aspettazione tormentosa. Nulla
appare. Allora io salvo la mia creatura agonizzante nel modo meno arti-