Io le evoco, esse vengono. Le ho create io, sono vita mia, forma mia, mi
appartengono, mi vogliono bene, lo le amo senza confine, senza misura,
con la più cieca passione, io le amo. La mia innamorata non è Rosina che
tu conosci, è Fulvia di cui io sono il creatore ed io l’amante. Fulvia
figura ideale, più donna per me di Rosina. Io scrivo la loro storia,
preso da una emozione che mi affoga, come se narrassi la vita
dell’essere che adoro. Scrivo, scrivo, felice, entusiasmato di far
sapere al pubblico la loro bellezza ed il loro amore, esaltato all’idea
che queste divine creature faranno palpitare altri cuori. Altri come me
le ameranno, queste fanciulle celestiali ed amorose, queste donne
passionate. Io provo il piacere più profondo che sia dato provare allo
spirito umano. Ma quando la loro vita declina, un’angoscia sottile mi
vince; io le amo, non posso vederle declinare; quando sono prese dalla
malattia per cui debbono morire, io le amo e mi lascio invadere dalla