i primi libri, vi era un
rigoglìo d’idee, un bosco folto ed intralciato, tutto cespugli, tutto
farre, una condensazione di pensiero nutrita, polposa. Come in tutti i
primi libri, tutti i difetti di forma erano salvati dall’impeto che
trascina via tutto, dal calore che si comunica al lettore. Questo libro
robusto e virginale ebbe per sè il pubblico. Pure verso la fine di ogni
novella si notava nello scrittore, e si comunicava al lettore, un senso
di malessere, come un imbarazzo penoso, come un pensiero latente che
arriva a distrarre dai pensieri attivi. Poi le novelle finivano, come
troncate, senza conclusione, quasi gettate via con disdegno. Una
specialmente, sovra una monachella innamorata, terminava così
bruscamente, così male, che la critica nemica la notò come un difetto
serio. La critica amica rispose che quella era sprezzatura artistica — e
parve a molti così e tutti si tranquillarono, aspettando il primo
romanzo di Paolo Spada.