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42 | paolo spada |
cordasse scene vissute o paesaggi visti. Nulla di
fantastico, nulla di creato, nulla che rassomigliasse ad uno sforzo
d’immaginazione. L’arte sua era potente, nella verità e nella
espressione. Ma non vi era poesia in quello che scriveva.
Eppure questo Paolo Spada era il più grande sognatore che io abbia mai conosciuto. Egli sapeva le segrete voluttà di quelle ore solitarie, passate sopra una poltrona, lungo disteso, contemplando il soffitto bianco su cui è dipinta una corona di rose. Sapeva le ondulazioni molli di quelle lente passeggiate per la casa, innanzi ad un quadro, ad un ritratto, presso il caminetto, dietro i vetri del balcone. Sapeva il segreto di quelle passeggiate concitate, su e giù per le stanze, la testa china, i pugni stretti nelle tasche, senza veder nulla, urtando nei mobili, dicendo qual-