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novella greca 337


mettevano nell’aria l’immensità della passione, il mormorìo dei baci e l’olezzo dell’amore. Ella non comprendeva. Paolo taceva, disgustato, annoiato, con la bocca amara e le labbra inaridite.

Fu più tardi, nel colmo dell’estate, che per la prima volta le parlò d’amore. Mai ne aveva detto nè con Calliope, nè con altri. Il volto del poeta diventava duro e immobile come il marmo, quando il discorso cadeva sull’amore. Trascinato da un impeto, lasciandosi portare dove la natura mobile ed egoista lo trasportava, una sera egli ruppe il silenzio. Quel soggetto lo eccitava, lo esaltava. Sgorgavano le idee ora incandescenti come la lava, ora scettiche, ora sprezzanti. Si contraddiceva, se ne accorgeva, spiegava la sua contraddizione. Il paradosso sfoggiava i suoi colori iridescenti. Tutto quanto era compresso nell’anima, scoppiava col fracasso di un torrente. La voce ora tremula e bassa, ora grave e sonora; gli occhi vaganti, quasi ispirati, il gesto largo. La fan-