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336 novella greca


nisio Catargì era partito per la campagna, per la raccolta della passolina che si fa nel luglio. Paolo leggeva un libro francese, un romanzo d’amore. Calliope ascoltava. D’un tratto egli si arrestò e la guardò. Ella era pallida, con gli occhi chiusi. Lui, preso dal suo orgoglio di seduttore, si chinò per baciarla audacemente sulle labbra. Ma i grandi occhi verdi si aprirono e lo fissarono con uno sguardo così glaciale che egli s’arretrò, chiuse il libro e partì senza pronunziare una parola.

Provò a parlarle di arte. Dinanzi agli orrizonti sereni, dinanzi all’Jonio azzurro, con la frase eloquente e calda, egli ricostruì quei templi dalle linee pure, dalla bellezza immortale, quelle città piene di luce e di amore, quei portici dove s’elevava nell’aria l’alto insegnamento dell’ideale. Più indietro, più indietro ancora, le disse di quella stupenda natura, in cui tutto era divino, gli alberi, i fiori, i fiumi, in cui cinquemila Dei popolavano un Olimpo, in cui le nozze fra il cielo e la terra