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330 | novella greca |
ritornata all’isola taciturna, senza dire quello che odiava e quello che amava, ma serbando sul viso giovanile l’impronta torva ed annoiata di un’anima scontenta. Essa era fiera, ma più spesso indifferente; qualche volta un riso sprezzante e stridulo metteva la sua dissonanza in una conversazione, ma più spesso non vi era sorriso in lei; era capricciosa talvolta, ma più spesso lo sbadiglio ignobile contorceva la linea sottile della bocca: una stanchezza mortale decomponeva l’espressione del suo volto.
Calliope Stavro non era poetica. Aveva un fidanzato e lo avrebbe sposato tranquillamente e senza ribellioni. Era un negoziante di uva, alto, ossuto, coi pomelli sporgenti, di un rosso affogato nel bruno, con tutta la faccia color mattone, bruciata dal sole, la barba nera, gli occhi neri, vivaci ed incavernati, le dita nodose. Aveva diciotto anni più della sua fidanzata, il che si usa laggiù. Galantuomo, ricco, grossolano, parlando un francese spaventoso