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novella greca 329


in qualche collegio di Parigi e ritornano all’isola a diciotto per sposare un negoziante di passolina. Quest’uva piccina e nera, così saporita nei plum-puddings, è la base della felicità, dell’amore, di tutta l’esistenza in Santa Maura.

Eppure Calliope Stavro odiava profondamente la passolina. Era una fanciulla a venti anni, alta, elegante di figura, con uno strano e gracile volto bruno sotto il biondo dei capelli, con certi singolari occhi verdi. Anche lei era stata educata a Parigi, una educazione frivola ed arida. L’anima sua era rimasta chiusa. Nel collegio le sue bizzarre e gaie amiche, con lo spiritello francese demolitore, le avevan messo in burla la Grecia, i Greci, i clefti, lord Byron, Haydée e l’uva passolina. Poi le avevan dato a leggere quello spiritoso, sincero e perfido libro di About: La Grèce contemporaine. A questo fuoco vivo di ridicolo, molte cose in lei si erano disseccate. Ella aveva rinunziato a questi sogni di gioventù, ed era