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vittoria di annibale 237


corte. Dicevano anzi che fosse occupato altrove: anzi il conte sorrideva, ritrovando Annibale presso la duchessa. Era innocuo dunque. Quella sera egli si fermò un istante sulla soglia, osservando quella mezza luce insolita, quelle poltroncine sbandate, quei libri aperti e buttati via, quei fiori che appassivano, gli occhi della duchessa nuotanti in un velo di lagrime. La conversazione si annodò lenta, a voce bassa. Ogni tanto Adriana si passava una mano sulla fronte, quasi volesse diradarne i pensieri. Parlavano di cose semplici, temi usuali della conversazione. Ma due o tre volte Giorgio Filomarino fissò il suo sguardo dominatore sopra Adriana e la vide impallidire. Due o tre volte la voce di Adriana tremò in una insolita vibrazione. Senza accorgersene arrivarono sul terreno del sentimento; e allora Giorgio fu tenero, delicato, imperioso, malinconico, ironico, scettico, appassionato, parlando a meraviglia di amore, con la voce, con gli occhi, con l’espressione del volto.