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236 vittoria di annibale


Si annoiò mortalmente al teatro. Una mattina entrò in chiesa, cercando rifugiarsi nel misticismo, ma, dopo una convulsione nervosa, si trovò l’animo più afflitto di prima. A casa, nella sua camera, pianse due volte. Desiderò di morire, vestita di raso bianco, coi capelli disciolti, coperta di fiori. Rimpianse di non essersi fatta monaca. Vagava nei suoi appartamenti come un’anima in pena. Una tenerezza grave le saliva dal cuore alle labbra. Finalmente una sera si decise. Stanotte, a mezzanotte, scriverò un biglietto ad Annibale, lo avrà domattina: fu la sua risoluzione. Mentre stava distesa sulla poltroncina, presa da un grande abbattimento, le annunziarono il conte Giorgio Filomarino.

— Benvenuto, mi distrarrà — pensò lei.

Il conte Filomarino era tornato in casa Castroreale da poco tempo. La duchessa aveva voluto benignamente dimenticare la dichiarazione di una volta, tanto più che il conte ritornava come amico, senza farle punto la