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234 vittoria di annibale


nuamente negando sempre, ricorrendo a tutte le sottigliezze della dialettica, con quell’arte infinita dei paradossi e degli assiomi che le donne variono all’infinito. Da queste lotte Annibale usciva estenuato, disfatto, con la testa perduta, ogni giorno volendo fuggire, ogni giorno rimanendo; ma Adriana era anch’essa ogni giorno più debole, più sgomenta. L’amore di Annibale la martellava ad ogni ora sul cuore per entrare: i fiori la illanguidivano, le lettere la intenerivano, le parole calorose, gli atti di disperazione la scuotevano; voleva irrigidirsi contro queste impressioni, ma non vi riusciva. Per eccesso opposto diventava crudele con Annibale che, innamorato come era, non sapeva, non poteva accorgersi dei suoi vantaggi. Ella s’inferociva contro lui, lo scacciava dalla sua presenza e, quando rimaneva sola, piangeva. Annibale nulla sapeva di queste lagrime. Adriana viveva in un’atmosfera di amore, era impregnata d’amore, satura d’amore, sognando ad occhi aperti tutte le sue