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232 vittoria di annibale


mento, quando ella avesse vissuto accanto all’amore. Egli formò il bel progetto di questa educazione, di questa rigenerazione, col coraggio entusiasta di chi crede dover compiere una missione. L’ozio elegante della sua vita era finito, egli aveva trovato come riempire di azione la sua giornata e di sogni la sua nottata. Bene spesso, come la sua natura sarcastica prendeva il di sopra, egli si burlava lungamente di un paladino, di un cavaliere errante che rispondeva al nome di Annibale Massenzio.

Eppure, malgrado le ironie ed i frizzi di cui era prodigo con sè stesso, la sua corte alla duchessa diventava più assidua, più completa, più aperta. Col pretesto di educarla all’amore, egli le mandava i fiori ogni mattina, andava a trovarla ogni giorno alle due, la rivedeva alle cinque alla passeggiata, le scriveva un bigliettino dopo pranzo, la ritrovava ogni sera al teatro, al ballo, al concerto, alle riunioni famigliari. La gente cominciava a compatirlo.