gliare. La duchessa non se ne curò che per un giorno solo, chiedendo di lui ad un’amica comune. Egli lasciò dire da molti che avrebbe sposato Maria Mormile, una bellissima giovinetta, per osservare che effetto avrebbe fatto questa diceria sulla duchessa: e lei, la prima volta che lo rivide, gli fece le sue congratulazioni con una disinvoltura che nulla aveva di stentato. Annibale comprese che aveva da fare con una donna non volgare, e tralasciò i mezzucci soliti. Ritornò in casa di lei. Fu accolto con compitezza, ma senza gioia. Solamente, nella profonda notte, nella oscurità della sua camera, la duchessa Adriana si permise di sorridere per compiacenza. Ma l’indomani scontò quel sorriso, raddoppiando di rigore, corazzandosi nella più glaciale indifferenza. Come si consolava all’interno, così si mostrava noncurante e sprezzosa all’esterno; i piccoli e quotidiani peccati di vanità che commetteva inasprivano sempre più le apparenze della sua virtù, simile in questo ai mi-