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vittoria di annibale | 227 |
a cavallo, la principessa Ester era bionda e sensibile, la duchessa Adriana era insensibile. Ella passò fra le risposte prestabilite, fra le frasi fatte, fra le definizioni immutabili: le era stata assegnata la sua parte, non si pensò più a lei.
Ella, che comprese tutto questo, s’insuperbì della propria virtù, si riscaldò in un ideale di vita illibata, severa; credette sinceramente alla fermezza del proprio carattere, alla singolarità della propria anima. Le sue amiche, parlandole, le dicevano: Tu, Adriana, che sei una donna insensibile, ecc., ecc. Sua zia, la marchesa di Sorito, diceva: mia nipote, che è una donna insensibile, ecc., ecc. I suoi amici arrivavano fino a dirle: lei, duchessa, che è una donna insensibile, ecc., ecc. In tal modo si avvezzò a pensare di sè stessa, a ripetere da sè stessa: Io, che sono una donna