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220 | al veglione |
la maschera; un turbamento le appannava la vista.
— Egli verrà, egli verrà.
Dopo aver esplorato la platea, esplorò i palchi, uno per uno. Nulla.
— Verrà, verrà, verrà.
Stette a guardare un lunghissimo, un interminabile galopp, di cui la fila danzante pareva un serpente, ora squassante la coda, ora balzante, rotto a tronconi. Tutta la sala si lasciava prendere dalla follìa del chiasso. Si udivano le voci sottili, in falsetto, delle maschere che non volevano farsi riconoscere. Uno stridìo acuto, un urlare incomposto. Lei se ne sgomentò. Tutto questo le pareva una ridda infernale, un’orgia di dannati. Giammai sarebbe discesa laggiù, nella bolgia.
— Egli verrà, verrà qui.
Qualcuno entrò nel palco; Magda non lo conosceva. Le parlò come ad una mascherina sola, che aspetta avventure; lei impallidiva di sdegno, lei, la fiera contessa indo-