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scena 155

sogno di posizioni nette. Ora, per l’avvenire, fa quel che ti piace, io non mi prenderò neppur la pena di appurarlo. Ti avverto però che Mario Torresparda è innamorato sul serio di te, e fargli subito un tiro non sarebbe umano. Addio, son le sette, vado a pranzo; buon appetito.

— Non mi perdonerai mai? — gridò essa, afferrandolo per un braccio.

— Ma che perdono? Non ve n’è bisogno punto. Trovo, così, in massima generale, che noialtri uomini abbiamo torto a pigliarvi sul serio e a sposarvi in conseguenza. Se questa è una scortesia, scusami tanto. Vado, perchè son le sette. Verrò da Paola, dopo, a prenderti. Buona sera. . . . . . . . . . . . . . . . . .

— Il pranzo è pronto — disse il servitore entrando.

Donna Livia, seduta sul tappeto, guardando il fuoco che moriva, pensava quanto suo marito, don Riccardo, fosse più chic di Mario Torresparda.