se Alfonsina rimaneva quieta, aspettando tacitamente e fedelmente un giorno, quel giorno, Giovannino diventava aspro, col sangue alla testa per la minima cosa, gridando, urlando, stringendo le pugna. Si faceva un villano. Qualche volta la sua collera si riversava sull’innamorata. La tormentava con una gelosia feroce, le rinfacciava la guerra civile della propria casa, gli anni perduti dietro lei. Alfonsina lasciava andare la frivolità e piangeva silenziosamente. Una sera, in un ballonzolo, arrivò a darle un pizzicotto così tremendo che lei strillò come in agonia e tutti se ne accorsero. Lui, furibondo, la piantò. Per tre mesi bevve molto, andò a caccia e si spassò con le contadine, diventando bestiale. Lei non dormiva più la notte, e quando le portavano le notizie, tremava e sospirava. Poi Giovannino, ripreso dalla tenerezza, si rappaciò, promise di sposarla presto. Ma la tresca con Fortunatella, la moglie del colono, non fu spezzata: si parlava di un bambino. Per dissuadere Al-