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parte seconda | 91 |
— Che dovresti nutrirti bene, che dovresti bere molto vino, e mangiare le bistecche sanguinanti.
— Non sono un cannibale, io. Questo regime è buono per gli organismi muscolosi, non per i tenui tessuti di nervi come io sono.
— Ma i nervi, dice Andrea, si guariscono con le bistecche.
— Già sarebbe inutile: non le digerirei. Non digerisco più.
— Ma vestiti ed esci con me. Fa un freddo vivificante.
— Dove mi conduci?
— Non te lo voglio dire. Vuoi affidarti a me?
— M’affido... l’ignoto mi tenta. Trasciniamo dunque dappertutto questo fastidio della vita. Aspettami.
Ritornò dopo mezz’ora, tutta vestita di nero, di corto, con merletti. Un cappello nero, dalla larga falda di velluto, le ombreggiava la fronte e gli occhi, — Andiamo a piedi? — domandò Caterina.
— Andiamo pure: se mi stanco, prenderemo una carrozza.
Da Montesanto sbucarono a Toledo, camminando presto. Una tramontana secca soffiava, ma il sole inondava di luce le strade. La gente camminava in fretta, col naso rosso e le mani in tasca. Le signore avevano gli occhi pieni di lagrime dietro la veletta e s’inumidivano spesso le labbra, inaridite, disseccate dal vento. Caterina si ravvolgeva strettamente nella pelliccia.
— Hai freddo, Lucia?