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74 fantasia

fra le braccia, a dieci passi dal salone. L’ufficiale rialzò il capo, e più prudente che amante:

— Restar qui è pericoloso — disse: — la gelosia del vecchio potrebbe svegliarsi.

— Dio mio, che noia! Basta.... per te....

— Se tu cantassi, stasera?

— Mamma non vuole....

E si allontanarono.


Le due amiche si diressero al divano di legno rustico: vi si sedettero l’una accanto all’altra, badando ad acconciare bene gli strascichi. Lucia Altimare vi si lasciò cadere, come stanca. Portava uno strano vestito di stoffa verde chiaro, un colore glauco e smorto, la gonna a pieghe ampie e lunghe, senza ornamenti di balze, come un peplo. Attillata la basquina che le formava un busto sottile. Sulla scollatura delle spalle e delle braccia un velo verdognolo, pallidissimo, come una nuvola, che celava la magrezza, sfumava i contorni quasi addolcendoli. Disciolti i capelli bruni sulle spalle; e mezzo sepolta fra i capelli una corona di roselline bianche, fresche, ma già divorate dalla ruggine dell’appassimento. Sul seno, fermando il velo, un gruppo di roselline bianche, semi-appassite. Nell’insieme una forma singolare, di cui il corpo pareva di un’ondina esile; la testa, dagli occhi ardenti e dai pomelli scarni, quella di una Saffo pensante al suicidio.

Accanto a lei, Caterina Lieti, tutta fresca e serena nel suo abito di amoerro rosa che le prendeva bene la piccola persona, portando al collo un filo