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72 | fantasia |
Andrea lo guardò curiosamente: poi un lieve sorriso gli sfiorò le labbra.
— Viene al ballo però — aggiunse, ostinandosi, dilettandosi solitariamente a studiare il professore.
— Ci viene, ma trascinata, per divertire le sue pene. Vedete che non balla un giro.
— Bah! perchè niuno insiste. Scommetto che se vado io a pregarla, le faccio fare un lungo giro di waltzer.
— Non lo farà: teme sempre delle sue palpitazioni: potrebbe coglierla uno svenimento.
— Che! se la fo’ girare io, vedrete che trottola! Nessuna donna mi è svenuta mai nelle braccia....
Ma si fermò, preso da un senso di pietà. Galimberti diventava giallo, rosso, girava fra le mani il gibus, guardava Andrea con tale un’espressione di pena e di collera che l’altro si pentì di averlo troppo tormentato.
— Ma già è troppo magra, troppo angolosa. Non ne faremo niente. Piuttosto fate una cosa, professore, ballateci voi — e se lo prese amichevolmente a braccetto per condurlo via.
— Io non ballo — mormorò Galimberti, abbassando il testone sul petto. — Io non so ballare.
Giovanna Casacalenda tornava, appoggiata al braccio di un ufficiale di cavalleria, abbandonandosi un poco, sfiorandogli col braccio la giubba, sollevando il volto verso di lui. Egli sorrideva sotto i suoi baffi biondi, pavoneggiandosi nell’uniforme nuova, vero ufficiale di salone che depone la sua sciabola in anticamera.
— Ebbene, Giovanna, si risolve il vecchio?