Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
66 | fantasia |
— Non dormo, Andrea — disse lei placidamente.
Aveva vegliato, con gli occhi spalancati.
— È tardi, è tardi, Ninì. È ora di far la nanna. E con uno dei suoi scherzi amorosi di colosso, se la prese in collo come una bimba.
II.
Di quel salotto circolare avevano fatto un boschetto di camelie, dal fogliame verde-cupo, denso, fitto, su cui sbocciavano grossi e sfrontati i fiori senza odore, nella loro polputa bellezza bianca, rossa, macchiata di rosso sul bianco. Questi fiori si aprivano, grassi, freddamente carnosi, senza profumi, glacialmente voluttuosi: i bottoni si gonfiavano nell’involucro verde, come se volessero scoppiare. Era una vegetazione profonda e ricca che covriva le pareti, che covriva il soffitto, vegetazione piena di succo, di una ricchezza incantatrice e silenziosa. In mezzo al boschetto una musa paradisiaca sorgeva molto alta, lasciando ricadere, spioventi a ombrello, le sue larghe foglie, di un verde intenso. Intorno alla musa girava un divano, di legno rustico, scolpito grossolanamente; qua e là certi sgabelli rustici, molto bassi. Semi-nascoste, due porte tra i rami fronzuti delle camelie. Una luce tenue e diffusa. Le lampade erano coperte di globi di cristallo opaco, rosei.