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parte seconda | 65 |
guardò il marito. Poco a poco egli si addormentava, inclinando la testa sulla spalla. Dopo cinque minuti il giornale gli cadde di mano. Caterina lo raccolse pian piano e lo posò sulla tavola. Abbassò il lume in modo da mettere la stanza in una penombra. Poi ritornò alla sua poltroncina e si chinò a leggere davanti alla fiammata della legna.
Per lungo tempo nella stanza non si udì che il respiro regolare e calmo di Andrea addormentato profondamente e il lievissimo stropiccìo della carta velina di Caterina che voltava il foglio della lettera. Essa la leggeva lentamente e con molta attenzione, quasi misurando le parole. Ogni tanto sul suo viso, illuminato dalla fiamma, passava come un’ombra di pena. Quando ebbe finito di leggere guardò suo marito: dormiva sempre, come un grande fanciullo, bello e buono nella sua forza, nella dolcezza infantile dell’uomo che ama. Posava calmo, sicuro, nella lassezza dei muscoli affaticati, nella pace dell’animo retto. Si curvò di nuovo verso la fiamma e lesse la lettera un’altra volta, da cima a fondo, con la stessa minuta attenzione.
Terminata questa seconda lettura, Caterina fece scivolare la lettera nella saccoccia profonda della sua veste, e rimase con la mano semi-nascosta in tasca, con la testa appoggiata alla spalliera della poltroncina. Passò il tempo: suonarono i quarti e le mezz’ore all’italiana, all’orologio del campanile di Centurano: poco a poco il fuoco si consumò nel caminetto. Andrea si destò di soprassalto.
— Caterina, svegliati.