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64 | fantasia |
— Due volte per settimana veniva il maestro di ballo.
— Ti piaceva il ballo?
— Abbastanza. E a te piace?
— A me moltissimo. Ora, quando andremo a Napoli, nell’inverno, balleremo. Abbiamo già tre inviti.
— Giovanna Casacalenda.... e uno.
— In casa dei miei parenti Valghera.... e due.
— Da Passalancia.... e tre.
— Balleremo, Ninì. Senza il ballo ingrasserei troppo. Mi servirà di esercizio. La tua malinconica e ischeletrita amica balla?
— Lucia?
— Sì.
— Ballava poco. Le piacevano i lancieri, mi ricordo, e la mazurka. Sai, non è molto forte pel waltzer.
— Una donna sempre ammalata, che vi sviene ogni minuto fra le braccia! Che seccatura!
— Oh! Andrea!
— Almeno tu stai sempre bene, Ninì.
— Sempre.
— Tanto meglio. Vieni qui che voglio darti un bacio. È arrivato il Pungolo?
— Eccolo qui.
— Caterina, io mi sprofondo nel giornale. Leggi pure la tua lettera, non voglio tormentarti oltre.
Ma mentre lui si perdeva nelle elucubrazioni politiche sulla situazione, Caterina, malgrado il permesso avuto non lesse ancora. Restò con la lettera tra le mani, guardandola. La fiutò: era carica di un profumo violento e voluttuoso, l’ambra gialla. Poi, di sottecchi,