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parte seconda | 61 |
— No: basta. Chiama, ti prego. Ha piovuto tutta la giornata qui?
— Piove da stanotte.
— Anche a Santamaria. Sai, sono stato ai Mazzoni, in quella nostra tenuta del Torone.
— Hai dormito là questa notte?
— Sì. Un buon letto: lenzuola grosse, ma fresche. Ma ero furioso, ti assicuro, per via del tempo. Prendi dell’arrosto, Ninì. Non ci è più verso di andare a caccia. Chi è venuto qui?
— Il colono, Peppe Guardino, di Nola. Vuole una dilazione.
— Sono tre che gliene accordo. Il colono è ubbriacone e accoltellatore. Paghi.
— Dice che non ha.
— Non ha, non ha — gridò lui con violenza — e io lo scaccio.
Ella guardò fissamente, ma sorridendo. Andrea abbassò la voce.
— Non so perchè mi ci riscaldo — borbottò. — Scusa, sai, Ninì. Mi secca quando ti vengono a infastidire con queste miserie. Cosa gli hai detto?
— Che te ne avrei parlato, che vedremo. Fa’ tu. Dammi del vino. A proposito, Giovanni è venuto; i tre lavelli sono aperti. Il vino, secondo dice lui, promette bene.
— Ci passerò domani. Quando sarà finito questo lungo affare, tra una settimana, partiremo per Napoli. Tu sei impaziente? Perchè non mangi del pollo? Ti assicuro che è ottimo.