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PARTE SECONDA

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I.


S

otto la pioggia fitta, continua, dal romorìo monotono e melanconico, che il novembre riversa sulla terra, scompariva la campagna ancora verde. Laggiù, Caserta, avvolta nella pioggia come in un velo di nebbia, pareva una grande macchia grigia, cupa sopra un fondo grigio chiaro. Dietro la pioggia erano scomparsi i monti Tifata, che si tingono così intensamente di violetto nei lunghi tramonti autunnali. Il piccolo e aristocratico villaggio di Centurano, fatto tutto di ville signorili, divise da viuzze strette e da siepi fiorite, taceva sotto la pioggia. All’angolo della strada maestra che viene da Caserta, la fontana che Ferdinando di Borbone concesse al suo barbitonsore favorito, Michelangelo Viglia, traboccava