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parte prima 41

si erano fatte pallide, turbate tutte da una medesima commozione. Egli aveva chinato il capo e pensava; finalmente:

— Leggete — disse, e parve si raccogliesse, dietro la mano che gli nascondeva gli occhi.

Altimare si alzò, cavò da una busta le lettera e la lesse, fermandosi a ogni parola, staccando le sillabe, smorzando la voce.

«Stimato e amato professore. Invero la sorte è stata cieca e crudele, scegliendo me per dare a voi, egregio professore, l’ultimo addio di una classe che parte. Troppo colpita da questo comune dolore, pensando di quanta solitudine ci circonderà questo distacco, sentendo nel cuore uno spasimo senza nome, io sicuramente non saprò far passare, nelle parole tutta la passione che è nel nostro spirito esulcerato, per colui che fu il nostro maestro e la nostra guida. Oh! non giudicate da quello che io vi scrivo, quello che noi tutte sentiamo per voi. È così pallida, così debole, così inefficace la parola, e il sentimento così profondo. Professore, noi partiamo....»

Un singulto interruppe la lettura. Ginevra Avigliana, con la testa abbassata sul banco, la faccia tra le mani, piangeva.

«.... da questo collegio dove vivemmo i più dolci anni della vita, dove passammo l’infanzia e l’adolescenza in compagnia delle care amiche, nei severi studi che dovevano conformarci l’intelletto a un ideale di educazione. Noi lasciamo questa casa dove abbiamo tanto sorriso e tanto imparato: la casa testimone dei