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parte prima 33

Madonna tutta vestita di nero, con l’abito ricamato d’oro: ha nelle mani un fazzolettino bianco: rivolge gli occhi straziati, e nel suo cuore divino di donna e di madre, nel suo cuore vivente e sanguinante, sono sette spade di dolori. Caterina, mi hanno battezzata nella chiesa della Madonna dei sette Dolori; è l’Addolorata la mia protettrice. Io soffrirò sempre.

Caterina ascoltava con una espressione di pena.

— Tu esageri. Sai tu forse la vita?

— Io la so — disse l’altra, crollando il capo. — Mi pare di aver vissuto assai, di aver provato assai, di essere diventata vecchia. Mi pare di aver trovato dappertutto cenere e fango. Sono nauseata. Siamo nati solo pel dolore.

— È Leopardi ancora, Lucia. Mi avevi promesso di non leggerlo più.

— Non lo leggerò più. Ma senti, noi siamo tutti esseri ciechi, miserabili, che vanno alla infelicità e alla morte. Vedi questa Napoli bella, sorridente, voluttuosa nei suoi colli fioriti, nel suo mare divino, nei suoi colori smaglianti? Tu l’ami nevvero?

— Sì, perchè ci sono nata — disse a bassa voce l’altra.

— Io la odio, nelle sue vie piene di gente, nei suoi profumi di fiori, di carni, di vini spumanti, nelle sue notti stellate e provocanti. La odio perchè è il riassunto del peccato e del dolore. Laggiù, laggiù dove quei parafulmini sottili si elevano nell’aria, sono i quartieri nobili: vi è la corruzione e il dolore. Qui sotto, dove più le case si ammassano, dove più diventano brune,