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No. Si palpò nella tasca per sentire se vi era un oggetto che le serviva, e lo sentì sotto le dita. Non aveva scordato nulla. Aspettava, senza impazienza: aveva il tempo, poichè s’era vestita presto, al suo solito.

Quando Giulietta ritornò, ella si alzò, si fece aiutare a mettere la pelliccia nera e, passandole innanzi:

— Giulietta, io vado a Centurano per affari.

— Ma a Centurano non vi è che Matteo!

— Basterà: voi state attenta qui.

— Non potrei venire io?

— Io rimarrò a Centurano una notte sola.

— Allora ritornate domani?

— Naturalmente. A rivederci, Giulietta.

— La Madonna vi accompagni, signorina. Non dubitate, che qui tutto andrà bene.

L’accompagnò sino alla scala. Caterina se ne andava, senza guardarsi attorno, col suo passo eguale, con la veletta calata sugli occhi.

— La Madonna vi accompagni e fate buon viaggio e presto ritorno.

— A rivederci, Giulietta.

Quella lì però s’era messa alla finestra dell’anticamera, che dava sul cortile. Caterina montò in carrozza, non voltò il capo, e disse al cocchiere:

— Alla stazione, alla partenza.

Per la via di Foria incontrò in una daumont Giovanna Casacalenda, con suo marito, il commendatore Gabrielli. Giovanna si ergeva, bella, con gli occhi fieramente voluttuosi sotto la falda nera e piumata del suo cappellone Rubens: il commendatore aveva la sua