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l’uno nè l’altro: nè sapeva dividersi. Voleva bene ad ambedue, non egualmente, ma diversamente. Quando essi si avvicinarono e l’antipatia scomparve e nacque la cordialità, ella inneggiò nel suo cuore a questo miracolo, che aveva desiderato con tutte le sue forze. Non poteva esprimere nè all’uno nè all’altro quanto di più li amasse, perchè avevano voluto essere amici — ma tutto un anno ella aveva cercato di dimostrare loro la sua gratitudine. Era vissuta fra loro due, per loro due, pensando sempre al modo di render loro gradevole la vita, preoccupandosi del loro spirito e del loro corpo, non avendo in mente che il benessere di queste due persone, in cui si riassumeva la sua vita.

Così aveva vissuto Caterina Lieti, così la vita intiera le si svolgeva dinanzi, come una rappresentazione a cui assistesse, in quella notte d’inverno. I suoi ricordi erano chiari e precisi, come era stata chiara e precisa la sua esistenza. Ma con una pazienza tranquilla, ficcando gli occhi nel buio, volendo discernere meglio, ella ricercò qualche altro incidente, qualche cosa di singolare, di eccezionale che non rassomigliasse a quanto aveva ricordato sin’allora. Non vi era stato nulla, proprio nulla? Due volte rifece questo esame: non trovò niente. La sua coscienza era stata calma, tutta eguale, uniforme, riassunta in due costanti ed efficaci amori: Andrea, Lucia.


Ebbene, ora intendeva tutto. La scienza della vita era arrivata di un colpo solo, ma aveva subito scacciato la ingenuità e la fede del suo cuore. La sua in-