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l’amore negli occhi onesti e allegri di Andrea, che si posavano su lei così vividi. Subito si era messa ad ammirarlo per la sua bellezza erculea, per la sua salute fiorente, per la sua vigorìa, per la sua grazia di atleta signorile che sta bene in giacca e in marsina.

Subito subito, si era messa ad amarlo, perchè lo trovava buono, perchè lo trovava onesto, perchè lo trovava giusto. Quel gagliardo che in certi momenti diventava un bambino, che in certi momenti trovava delicatezze femminili, la commuoveva. Come sempre, per difetto di forma, per timidità, ella non trovava il modo di manifestare questa commozione.

Anche dopo, nel matrimonio, essa era stata sempre un po’ riservata, facendosi piccola piccola innanzi a suo marito, non trovando frasi o pensieri eleganti o idee poetiche, per dirgli che gli voleva bene. Ma forse egli doveva intenderlo, perchè ella, dalla mattina alla sera, si occupava del suo benessere, della casa, del pranzo, prevedendo quello che egli desiderava, facendogli trovare il salotto fresco in estate, la camera calda in inverno, la vivanda che preferiva, e la moglie sempre elegante, sempre serena, sempre sorridente. No, ella non sapeva dirgli quanta felicità dilatasse il suo piccolo cuore quando Andrea la sollevava sul suo largo petto, la baciava sul collo, e la chiamava Ninì; ma ogni giorno ella gli provava la sua riconoscenza, non pensando che a lui, non occupandosi che di lui. Ella non gli diceva che nei giorni di caccia, quando restava sola, si annoiava lungamente, pensando sempre a lui che era lontano: al ritorno, egli era così felice-