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336 | fantasia |
III.
Annottava da mezz’ora: nel crepuscolo di dicembre, l’aria si era fatta più rigida. Sotto il lume acceso, Caterina scriveva a sua cugina Giuditta, al collegio, che per l’altra domenica sarebbe andata a prenderla. L’orologio suonò le sei e mezzo.
— Andrea non viene — pensò Caterina — ho fatto proprio bene a dirgli di prendere il paletôt: queste sere si fanno fredde.
Finì la lettera, la chiuse, poi battè sul timbro. Venne Giulietta.
— Farete impostare questa lettera, col francobollo da un soldo.
— Debbo far preparare il pranzo?
— Sì: a momenti il signore verrà.
Ma il signore tardò sino alle sette, sino alle sette e mezzo. Caterina non s’impazientiva, solo aveva un segreto dispetto per questa lite del muro divisorio, che prendeva tutte le giornate di Andrea. Diceva anche fra sé che questa casa di Costantinopoli era un po’ fredda e che ci sarebbero voluti dei caminetti. Quanto tempo ci vuole per costruire un caminetto? Andrea ne avrebbe avuto piacere.
Suonarono alla porta. Certo doveva essere Andrea. Invece entrò Giulietta.