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— Gli è che è una noia questa lite. Stamane Alberto ha mandato a chiedere di te, e non vi eri.

— Chi, Alberto?

— Alberto Sanna.

— Che voleva?

— La cameriera m’ha detto che ti chiedeva perchè, costretto a stare in casa, voleva affidarti un affare. Particolarmente, poi, da parte di Lucia, mi ha detto che Alberto ha sputato sangue, iersera, nel sonno, che non se n’è accorto e che glielo nascondono. Ha anche detto che Lucia piangeva.

— Anche Alberto è un seccatore — disse egli, infastidito, stringendosi nelle spalle.

— È per Lucia che ne ho dispiacere. Chissà come soffre...

Egli tacque.

— Vorrei andarci oggi, per mezz’ora — azzardò ella.

— A che serve?

— Così, per consolare Lucia...

— Oggi io non posso accompagnarti, e sai che mi dispiace mandarti sola.

— Hai ragione, non andrò. Andremo insieme questa sera.

Avevano finito di far colazione, ma rimanevano a tavola. Andrea scherzava con le miche di pane.

— D’altra parte oggi verrà qui Scognamiglio, l’esattore. Porta del denaro che tu prenderai, e gli farai la ricevuta per me. Gli dirai che può dare una dilazione agli inquilini del terzo piano, numero 79, in via Speranzella. Sono povera gente.