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326 | fantasia |
perdono di averti votata a questa sventura. Io t’ho resa una vittima, lo so. T’ho perduta, lo so. Ti chieggo un sacrificio enorme, lo so. Ma tu sei la donna del sacrificio, tu sei l’esempio della più nobile abnegazione; tu sei la stessa virtù, la stessa purezza. Vedrai come saprò amarti, come ti adorerò.
— E Caterina e Alberto?
— Noi partiremo insieme, per non ritornare più — ribattè lui, ostinato.
— Ci danneremo, Andrea.
— Io ti porterò via. Chiamami pure carnefice, me lo merito. Ma vieni con me.
— Noi saremo infelicissimi.
— Che!
— Madonna mia, Madonna mia, perchè avete voluta la mia perdita?
— Vieni tu oggi o domani?
— Nè oggi, nè domani... ho paura... lasciami pensare, lasciami pensare. Sei spietato. Tutti sono spietati meco.
— Tu sei un angelo, Lucia: tu perdonerai. Oggi o domani?
— Sii umano, lasciami il tempo.
— Te lo lascio, amore mio. Aspetterò; poichè so che verrai.
Un pallido raggio di sole ferì la portiera, illuminò la carrozza. Lucia pareva trasognata.
— Mi lascerai alla chiesa della Vittoria. Là pregherò: di là andrò a casa, sono due passi.
— E io che debbo fare? Sei tu che disponi di me.