Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/332

324 fantasia

— mormorò lui. — Tu ami Caterina e Alberto: in questo modo li salveresti.

Ella squadrò Andrea, questo suo scolare che aveva imparato così bene le sue teorie amorose e che ella faceva giungere sino a rinnegare la verità. Egli aveva profittato troppo. Egli era già giunto alle sottigliezze sentimentali.

— Allora — disse Lucia cupamente — poichè io non potrò mai rassegnarmi a nascondere l’amor mio, poichè io non posso più ingannare, meglio è lasciarci.

— No, non posso.

— Meglio è lasciarci.

— Non posso. Se debbo lasciarti, muoio.

— E che ho da fare io? Non ci è via di scampo. Muori. Morirò anche io.

E rivolta la faccia verso la parete della carrozza, distese i piedi, incrociò le braccia come se aspettasse la morte.

— Ti ho lasciata parlare — disse egli, pacatamente, con un tono decisivo — perchè me lo hai chiesto. Ma io ho il mio progetto, l’unico, il migliore. Tu non vuoi l’adulterio borghese? Ebbene noi avremo l’adulterio sfacciato, lo scandalo clamoroso. Noi partiremo insieme, da Napoli...

— No! — gridò ella, covrendosi la faccia per l’orrore.

— ... partiremo insieme, per non ritornarvi più. Noi ricomincieremo altrove, a Londra, a Parigi, a Nizza, in Bretagna, dove tu vorrai, la nostra vita. Napoli non esisterà più per noi. Poichè era destinato che io