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316 | fantasia |
si svolse nel piccolo ambiente, quella vivezza di paura scemò, scomparve.
— Che hai? — disse lui, non trovando nulla da dire, disanimato, vedendo svanire i suoi progetti.
— Nulla.
— Mi ami?
— Ti amo — fu la risposta glaciale di Lucia.
— Quanto?
— Non lo so.
— Perchè hai detto che non vi sono più baci pel nostro amore?
— Perchè tu sei come Siebel, maledetto da Mefistofele. Siebel non poteva toccare un fiore, senza che avvizzisse e morisse. Tu mi hai baciata e io avvizzisco e muoio. Non vi sono più fiori per Margherita, non vi sono più baci pel nostro amore.
— Ho compreso — disse Andrea, ma era trasognato, addolorato.
— Era questo che ti volevo dire. Noi dobbiamo lasciarci.
— No — gridò Andrea, in collera.
— Sì: è la dura legge del dovere che lo impone.
— Il dovere è una cosa, l’amore è un’altra.
— Appunto per questo. Ami tu Caterina?
— Amo te — e chiuse gli occhi.
— Ebbene, sei più felice di me, io amo Caterina, io amo Alberto: sono per me due esseri adorabili.
— Tu ami troppe persone — osservò lui, amaramente.
Cercò prenderle una mano; ella si schermì. Fuori,