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parte quinta 313

la bocca sul marmo, piangendo e singhiozzando silenziosamente, ella le diceva:

— O Vergine Santissima, voi soffriste come madre, io soffro come donna. Voi non provaste lo strazio di questi dolori, ma dal cielo li vedete e li comprendete. O Vergine Santissima, io fui senza volontà in questo peccato. Dinanzi alla misericordia divina, io sono innocente e infelice. Fui trascinata, vinta, poichè le mie forze erano deboli, poichè le aveva affralite la sventura, inflittami da cielo. O Vergine Santissima, io posso anche ave peccato, ma non sono una malvagia, sono un essere bersagliato, torturato, di cui tutti si fanno zimbello. O Vergine Santissima, come a voi, hanno immerso anche a me nel cuore sette spade di dolore; come voi, sono quindici anni che ho anch’io la truce visione del martirio. O Vergine Santissima, io sono la più alta tribolazione che sia sulla terra. Il mio cuore sanguina, il mio cervello è stretto in una scatola di piombo, i miei nervi sono ritorti da una mano di ferro, la mia bocca è arida. Madonna, aiutatemi voi, consolatemi voi. O Madonna, che non avete conosciuto l’amore umano, pietà di chi lo conosce, immenso, ardente, divorante. O Madonna, che non conoscete il desiderio, pietà di chi lo ha in sè, lungo, insaziato, feroce. O Madonna, ditemelo voi: debbo io darmi ad Andrea?

Ma gli occhi supplici di Lucia si rivolsero invano al volto pallido della Madonna: la Vergine seguitava a guardare, coi medesimi occhi compassionevoli, Lucia che pregava e una femminetta che recitava il rosario