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torni improvvisi, tutti i dialoghi posticci, tutti gli affari-pretesto e gli appuntamenti fittizi. Nella notte, studiava come avrebbe mentito il giorno seguente, dalla mattina alla sera, per ingannare Alberto e Caterina. Il suo carattere si corrompeva, transigendo ogni giorno con la verità, affogando le ribellioni della sua coscienza che voleva il male chiaro, netto, pubblico, che odiava il male subdolo e perfido: egli faceva per se stesso dei sottintesi, si formava delle restrizioni mentali e delle scusanti gesuitiche.

Ma questa medesima corruzione spirituale che rodeva tutte le sue qualità di uomo franco e leale, queste concessioni d’ipocrisia, queste vigliaccherie sentimentali lo attaccavano furiosamente a Lucia. Più si abbandonava a lei, più si lasciava impregnare dalla sua influenza, più sentiva la voluttà dell’abbandonarsi, più sentiva l’amarezza squisita del lasciarsi invadere. I suoi sacrifizî di onestà per questa grande rinunzia, lo legavano sempre più fortemente a colei che glieli faceva fare. Quantunque egli fosse parato a tutto, comunque fantasticasse quale nuova, infernale e amorosa invenzione potesse uscire dal cervello di Lucia, pure costei finiva sempre per sbalordirlo. Una mattina, incontrandolo sotto una tenda, sulla soglia del salone, ella aveva lasciato cadere la tenda, gli aveva buttato le braccia al collo ed era fuggita: a lui era parso un sogno, frenandosi per non correrle dietro. Una sera, fuori il terrazzino, mentre Alberto sonnecchiava e Caterina suonava la sua eterna rêverie di Schubert, ella lo aveva chiamato, col pretesto di fargli vedere una stella —