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Il carrozzino partì come una freccia. Ella, per reggersi, passò il braccio sotto quello del guidatore e, la testa eretta, i capelli al vento, si dava al piacere della corsa.

— È la steppa, la steppa — mormorava, sognando.

— Amore, amore, amore... — ripeteva Andrea, preso dalla follìa della corsa.

Sfilava, sfilava il carrozzino: essi non guardavano più indietro, non vedevano il doppio filare di alberi che fuggiva, nè le carrozze che incontravano, nè la polvere della strada che si sollevava in una nuvola. Volava il carrozzino e pareva una cosa fantastica, un carro alato.

— Dammi un bacio — disse Andrea, strozzato dal desiderio.

— No: ci sono alle spalle, ci vedono.

— Dammi un bacio.

Allora ella aprì il suo largo ombrellino di tela bianca foderato di azzurro e se lo passò sulla spalla: quella cupola li proteggeva ambedue, le due teste vi si potevano nascondere. Avanti, nessuno: nessuno nei campi. E lì, mentre fuggiva il carrozzino, in piena luce, si baciarono lungamente sulle labbra.