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E sferzava Tetillo che galoppava.

— Perdiamo di vista la carrozza, Andrea — supplicò Alberto, che trovava quel galoppo inopportuno.

— Ora ci fermeremo e aspetteremo.

Erano sulla via di san Nicola, che va da Caserta a S. Maria: Andrea smontò e attese a piedi l’equipaggio, che arrivò dopo un minuto. Francesco, il cocchiere conservava la sua gravità di cocchiere napolitano, malgrado avesse sferzato i suoi trottatori meclemburghesi. Andrea e Alberto si appoggiarono allo sportello e chiacchierarono.

— Vi divertite?

— Oh moltissimo, questa corsa m’innebria — disse Lucia.

— La giornata è bella — soggiunse semplicemente Caterina.

— Sì, ma fa vento — mormorò Alberto, stirandosi un poco, stanco di essere stato rattrappito.

— Dunque possiamo continuare? — domandò Andrea, impaziente.

— Vorrei fare una proposta — disse Alberto — mi raccomando alle signore perchè sia accettata.

— Dilla presto, almeno.

— Abbiate pietà di un povero infermo e lasciatemi venire nella victoria: vi si sta riparati dal vento: vi è questa bella pelliccia che garantisce le gambe.

— E Andrea resta solo nel phaéton? — osservò Caterina.

— È vero — disse, riflettendo, Alberto, — come si potrebbe fare? Farlo venire con noi, metterci tutti