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parte prima 21

costava cinque lire di seta. Carolina Pentasuglia ricamava in oro un cuscino di velluto rosso. Giulia Pezzali ricamava in ciniglia uno stracciacarte. Ma non pensavano al lavoro, tirando l’ago, arrotolando i fuselli, facendo volare la spoletta. Non vi pensavano quella mattina, in cui non si parlava d’altro che dello scandalo Altimare.

— Dunque l’hanno chiamata in Direzione? — domandò Vitali che ricamava, con le perline, un cartoncino bucherellato.

— No, non ancora. Credete che la chiameranno? — disse timidamente Spaccapietra, che non levava gli occhi dalla camicia che cuciva.

— Diamine! — esclamò Avigliana. — Non hai intese le cose spinte che ci erano nel còmpito? Una ragazza non deve saperle.

— Altimare è innocente come una creatura che nasce — rispose gravemente Spaccapietra.

Nessuna rispose. Ma tutte guardarono verso Altimare. Staccata da loro, lontana, solitaria, con la testa china, faceva filacce. Era la sua nuova inclinazione, quella di far filacce per gli ospedali. Si era segregata volontariamente, ma pareva calma.

— Sciocchezze, amiche mie, sciocchezze — osservò Minichini, passandosi maschilmente la mano nei capelli. — Queste cose si sanno, ma non si possono dire.

— Ma scrivere che una moglie può tradire il marito, Minichini? che te ne pare?

— Scusa, nel mondo è sempre così. La signora Ferrari tradisce suo marito con mio cugino — sog-