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non rispondeva. Quella si riaddormentava, ma aveva il sonno leggiero. Egli sapeva che se si fosse alzato e fosse uscito al balcone, dopo poco, Caterina senza far romore sarebbe scivolata dal letto e sarebbe venuta in accappatoio bianco, ombra piccina, fedele e amorosa, a vegliare con lui, poichè egli non poteva dormire. Oh lui la conosceva Caterina, e misurava tutto l’affetto calmo, profondo, previdente, quasi materno, che era in quella piccola anima. A volte gli veniva una pietà immensa, quando la testolina di lei si appoggiava, sicura, sul suo largo petto, quasi fosse quello il porto della calma: una tenerezza desolata gli veniva per quella donnina, ch’egli non amava più. Era passato tutto questo, cancellato, cancellato. Scritta la parola fine, chiuso il volume. Ma da questa pietà, da questa tenerezza, sorgeva più alto l’amore per Lucia, che dormiva o vegliava, due stanze dopo la sua. Avrebbe dato della testa nei muri, qualche notte, per sfondarli. Si sentiva tanto bollore nel cervello che n’era capace. Infine, per rimedio disperato, arrivò a parlare di Lucia con sua moglie tutte le volte che restavano soli. Caterina ne parlava volentieri, tanto più che le piaceva mettere Lucia nella simpatia di suo marito. Lucia era la persona che modificava un po’ il tranquillo temperamento di Caterina: quella fantasia esercitava la sua influenza su lei — e Caterina lo dimostrava ingenuamente, trovando delle immagini, ella che non ne trovava mai, per discorrere di Lucia. Invero, Andrea era poco abile nell’interrogare e nel mascherare una curiosità troppo acuta, ma Caterina non era esperta di