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parte quarta 259

senza dubbio quell’indolente Alberto che non si levava mai, che stava sempre a riscalducciarsi tra le coltri, freddoloso e piagnoloso, creatura infelice e odiosa che contristava l’esistenza di quella povera Lucia! Quell’idea che Alberto fosse di là con Lucia, che la trattenesse, che le impedisse di venire, gli fu insopportabile. Si levò in piedi, come per protestare, come per andare...

— Ci sarà oggi l’intendente di finanza? — finì col chiedere Caterina, spingendo via con le dita le miche del biscotto, col suo istintivo bisogno di ordine.

— Dove?

— A Caserta.

— E chi ne sa nulla?

— Possiamo domandare all’avvocato Marini, che fa le cause demaniali: egli deve saperlo. Mando Giulietta.

— Manda Giulietta.

Ella uscì, senza essersi accorta di nulla. Andrea si era un po’ calmato, pensando che presto sarebbe venuta Lucia, che era irragionevole pretendere che ella venisse in salotto alle nove e mezzo. Desiderava ancora di vederla, ma con un desiderio più dolce. Dietro i vetri egli stamburava con la mano una marcia, ripensando a quel momento in cui ella lo aveva pregato di non abbracciarla perchè lo amava, e egli, obbediente come un fanciullo, l’aveva lasciata. Bisognava amarla in tutt’i modi Lucia, la sua Lucia, con passione, ma con tenerezza profonda: con ardore di giovinezza, ma con rispetto e venerazione. Oh! egli aveva in cuore tutto questo. Egli avrebbe atteso con tranquillità che Lucia venisse, senza dare in escandescenze pericolose. Poteva