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spetto. Lucia era diventata per Caterina più profondamente affettuosa e le faceva domande e confessioni intime che chiamavano il rosso del sangue sulla faccia dell’amica. Beninteso, quando gli uomini non ci erano. Quando non si usciva., Lucia si ritirava in camera sua un’ora prima del pranzo.

— Che farà in quest’ora? — domandò una volta Andrea a sua moglie.

— Non so: è molto probabile che preghi.

— In collegio pregava molto?

— Moltissimo: anche troppo per la sua salute.

Lucia ritornava pel pranzo con lo stesso abito, ma pettinata diversamente, variando sempre il modo di pettinarsi. Ora portava i capelli ammassati sulla nuca, col pettine di tartaruga: ora ravvolti a tortiglioni, con una rosa fresca: ora intrecciati e molli sul collo, con qualche margherita appuntata qua e là: ora rialzati alla greca, con un filo microscopico d’oro che passava sulla fronte e si legava dietro. Le sere in cui si metteva il fazzoletto di seta rossa, alla creola, era irresistibile.

— Mettiti il fazzoletto di seta rossa, mettitelo — la pregava Alberto.

Per questo lei amava di stare in casa. Ma come aveva detto in segreto Alberto a Caterina e ad Andrea, la sua Lucia era dietro a un altro lavoro importante. Nessuno doveva saperne niente, zitti dunque: Lucia lo aveva pregato di non dirne nulla a nessuno, ma loro erano amici carissimi e gente fidata. Nientemeno che Lucia stava scrivendo un romanzo, un grande romanzo,