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o acque immobili, o fiori delle acque, voi avete udito le mie parole. O Venere madre, o Venere Dea, io gli ho detto l’avvenire. Tu, Natura, che non mentisci, vedi che io non ho mentito. È lui che lo ha voluto.

— Quanto sei divina, gioia mia bella!

Ella si voltò, gli gettò le braccia al collo e si lasciò baciare, baciando. Poi riprese la sua roba, tranquillamente, come se tutto fosse irrevocabilmente stabilito.

— È la fatalità — soggiunse.

E se ne andò per la viottola, figura nera, alta, orgogliosa di regina, traendosi dietro il suo vassallo innamorato.