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parte terza 227


— Tornate presto, amici miei, tornate presto — disse, languida languida.

Escirono. Ella li richiamò. Ricomparvero sotto la porta.

— In qualunque caso voi mi volete sempre bene, cari miei?

Li interrogava ambedue. Quelli si guardarono, Caterina sorridente e Andrea imbarazzato.

— Per me e per lui, sì, sì, si — disse Caterina.

— Anche per voi, Andrea?

— Sì — diss’egli, brevemente.

— Tu trovi certo Lucia un po’ folle — disse Caterina, in carrozza, a suo marito.

— Io?... no.

— È tanto infelice.

— Lo so.

— Tu sei preoccupato.

— Nel terreno delle Faete, tu sai dove, è andata a male la vigna.

— O come? raccontami...


Il custode del giardino inglese salutò quella pallida signora vestita di nero, le spalancò il cancello, e le domandò se avesse bisogno d’una guida. Ella rifiutò, dicendo di conoscere il posto. Infatti s’inoltrò tranquillamente nella vasta spianata donde si diramano sentieri larghi e viottoli, come se fosse abituata a passeggiarvi. Aveva chiuso l’ombrellino coperto di una trina nera, lasciando che il sole le riscaldasse le braccia e l’alto delle spalle, un po’ trasparenti sotto la grena-