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parte terza 207

voci si estinsero bruscamente, altre s’indebolirono: poche rimasero, isolate, che tacquero subito come scorate.

— O Dio, Dio, Dio — balbettava Lucia, ridendo ancora come convulsa.

— Non avete mai udito ciò?

— Che! Credevo di non dovermi meravigliare mai più di nulla; invece voi mi avete condotta nel mondo delle sorprese, amico mio.

— Le bestie sono belle e piacevoli — disse lui gravemente.

Escirono dall’altra porta, di nuovo all’aperto. Era il compartimento dei lanuti; pochi, perchè la Terra di Lavoro non ha montagne abbastanza alte, nè prati abbastanza ricchi per alimentarli. Qualche capo di animale, per tipo di razza. Solitario, grasso, alto come un ciuco, con una lana folta e sporca, un merinos si aggirava nella sua casetta. E in fondo, in un angolo, un porco bigiognolo, con certe macchie rosee vive come se lo avessero scorticato, se ne stava, dimenticato, fuori classe, fuori gruppo, pari a un essere originale e mostruoso che disprezzi la società delle altre bestie sue pari.

— Andiamocene, andiamocene — disse Lucia, vinta dallo scatto dei nervi, trascinando il suo cavaliere. — Non voglio vedere più altro.

Aveva i crampi allo stomaco, ora: a momenti se lo sentiva attraversare da una puntura acutissima, poi come stretto in una morsa. Ora tutto il fuoco che il sole le aveva trasfuso nelle vene sembrava concentrato sulla