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parte terza 199


— Proprio? O che smemorata! E che farò io sino alle due? Alla didattica non posso andare, all’agraria mi ci annoio.

— Restate con me — supplicò lui.

— Soli?

— ... qui.

— Senza far nulla? Tutti lo noteranno.

— Chi volete che guardi? che osservi?

— Tutti, amico mio.

— Guardano voi — disse lui amaramente, malgrado che quel titolo lo riempisse di dolcezza.

— E sia, ma bisogna pensarvi: questa provincia è molto maldicente: essa nasconde il suo vizio borghese e calunnia l’innocenza altrui.

— Sentite — mormorò Andrea, pigliandosela a braccetto: — perchè non venite meco nel giardino inglese?

— ... no.

— È bello: i grandi alberi lo coprono con le loro ombre: le viottole salgono, discendono, si smarriscono tra i cespugli di rose: sotto le ninfee bianche sta l’acqua cristallina: sotto le erbe l’acqua canta, allontanandosi. Non vi è alcuno e vi è fresco...

— ... no. Non mi parlate così — susurrò lei, abbandonandosi.

— Venite, Lucia, venite. Sarete più bella lì dentro. Sembrate una rosa oggi, come siete acconciata: vi siederete tra le rose.

— Non mi guardate così, per pietà, o muoio — e le stridevano i denti come pel gricciore della febbre.