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parte terza | 197 |
— No: mi annoio.
— Ti annoierai di più, qui, sola sola. Alberto tornerà tardi, Andrea e io pure verremo tardi. Vieni.
— Non vengo: quest’Esposizione mi annoia. Non posso mai stare un momento con te.
— Che vuoi farci? Capisco anch’io, ma non è colpa mia.
— Anche oggi mi toccherà di andarmene sola, su e giù per quegli stanzoni.
— Potrebbe stare Andrea teco — disse timidamente Caterina che sapeva l’antipatia latente dei due.
— No: litigheremmo.
— Ancora? — fece l’altra sorpresa e dolente.
— È così: non possiamo andare d’accordo.
Caterina tacque.
— Ma non è oggi il giorno dei fiori? — disse poi.
— Oggi? mi pare di no... è vero, è oggi.
— Allora non puoi mancare.
— Mi darò per ammalata.
— È un cattivo pretesto.
— Bene, ho capito: ho da sacrificarmi e venire — e si rizzò nervosamente, borbottando tra i denti, cominciando a vestirsi rapidamente.
Caterina aspettava, tutta umiliata — quasi avesse lei la colpa di quella seccatura. Durante il tragitto da Centurano a Caserta, Lucia stette in silenzio, la faccia indurita dal dispetto, gli occhi socchiusi, l’ombrellino abbassato sulla testa, come se volesse non sentire nè vedere.
Caterina si congratulava di aver mandato innanzi